In difesa di Pese Sera e della stampa locale

Con la crisi e la  minaccia di chiusura di Paese Sera, Roma rischia di perdere una delle poche voci indipendenti che erano rimaste.
Il nuovo Paese Sera si era conquistato, a costo di enormi sacrifici da parte dei suoi ottimi collaboratori, un posto di primo piano nel raccontare Roma e le sue vicende con uno sguardo autonomo e peculiare. La sua chiusura priverebbe i romani di una fonte di informazione preziosa. Un altro pezzo di democrazia
Siamo solidali con la redazione di Paese Sera nella sua vertenza con la proprietà e nelle trattative con gli eventuali acquirenti. Paese Sera non deve chiudere.
Pensiamo che si debba porre il tema più generale del diritto di informazione plurale dei cittadini romani. La difficoltà della stampa locale, a fronte del quasi monopolio informativo dei costruttori e dei grandi gruppi industriali, non è solo di Paese Sera. Basti vedere le recenti vicende di Radio Popolare o le difficoltà in cui si dibattono testate a carattere municipale e tv locali, anche a causa di un mercato pubblicitario da cui sono di fatto esclusi.
Nessuno può far nulla? Gli enti locali sono indifferenti al diritto dei loro cittadini di essere informati in maniera plurale?
Avanziamo un’ipotesi di lavoro.  Il Comune di Roma controlla di fatto, tramite il servizio affissioni, una parte rilevante della pubblicità di carattere locale, con un fatturato di molte decine di milioni, forse centinaia. Una drastica riduzione dei cartelloni stradali potrebbe favorire uno spostamento di risorse verso la stampa locale? E’ possibile integrare l’offerta di spazi di affissione con quelli sulle testata locali? Una agenzia pubblica di raccolta a sostegno della informazione locale potrebbe essere utile? Sono ipotesi da approfondire, altre ve ne possono essere, ma non possiamo assistere senza far nulla lasciando che il mercato decida della democrazia

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