Un NO per il cambiamento

Sono trent’anni che che le cose vanno in discesa per chi lavora.

E’ da trentanni che il potere di acquisto dei salari si riduce, che la percentuale di ricchezza nazionale destinata alla remunerazione del lavoro cala, che la sanità è sempre più a pagamento, che il lavoro è sempre più precario, che le pensioni sono sempre più lontane, che la televisione è sempre più inguardabile, che la scuola è sempre più cara e meno qualificante, che la vita culturale è sempre più asfittica, che cresce la solitudine delle persone, che aumenta la lotta tra poveri, che si diffonde il razzismo.

E sono trent’anni che invece i ricchi si arricchiscono e pagano meno tasse, che la disuguaglianza aumenta, che il potere è sempre più concentrato, che il Parlamento conta sempre meno, che la finanza conta sempre di più.

La modifica della Costituzione non è che una ulteriore spinta per questa discesa, la continuazione delle politiche di sempre, spacciate per nuove.

Se il NO di domenica riuscirà a fermare questa continuità si potrà pensare al cambiamento necessario, non per l’Italia, che è un concetto astratto, ma per i lavoratori e le lavoratrici di questo paese.

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